All'inizio del nuovo millennio, i frati francescani conventuali con i parrocchiani della "Parrocchia Sant'Antonio d'Arcella" si sono confrontati sul significato della loro presenza, sul come vivere oggi il carisma francescano rispondendo anche alle "suggestioni" di un luogo in cui la sera del 13 giugno 1231, Antonio "da" Lisbona, "di" Padova, semplicemente "il Santo" per tutto il mondo, incontrava con "sorella morte" il Signore della vita.
"Leggendo" la nostra storia ci siamo lasciati coinvolgere da una duplice suggestione che nasceva sia dalla missione del Santo a favore dei poveri, che dalla presenza nel nostro Santuario delle spoglie mortali della Beata Elena Enselmini "patrona dei sofferenti".
La casa di accoglienza "Beata Elena Enselmini" è nata così dal desiderio comune di frati e laici di trovare nell'accoglienza alla persona malata o che assiste il malato la strada per educare tutta una comunità ad un'accoglienza ben più profonda che, insieme, ci porti a leggere nella fragilità dell'altro una ricchezza e un dono per la propria vita.
Accanto all'accoglienza di persone malate nel corpo e nello spirito si intende offrire anche agli operatori impegnati nel mondo della sofferenza un contributo di fede e umanità nel segno di sant'Antonio.
"È prendendomi cura dell'altro, che io decido del senso della mia vita... La parabola del Buon Samaritano rimane come criterio di misura, impone l'universalità dell'amore che si volge verso il bisognoso incontrato "per caso" (Lc 10.31), chiunque egli sia" ("Deus caritas est", 25).
